In passato mi è capitato più volte di parlare di mattoncini Modulex, ma non ho mai spiegato in dettaglio cosa questi fossero realmente; ho pensato quindi fosse giunto il momento di fare una breve introduzione sull’argomento.
All’inizio degli anni 60 Godtfred Kirk Christiansen si trovò nella situazione di dover progettare un edificio reale e, come compendio ai progetti classici, aveva realizzato un modello dell’edificio con i mattoncini LEGO®. Essendosi trovato molto bene con la realizzazione del modello, aveva deciso di far sviluppare un nuovo sistema non compatibile con il LEGO System, ma che fosse ottimizzato per questo genere di progettazione architetturale. L’anno di messa in produzione di questi nuovi mattoncini – i mattoncini Modulex, appunto – è il 1963 e il prodotto venne messo in vendita per gli architetti, il pubblico per il quale era stato concepito.
Questi mattoncini sono più piccoli di quelli normali e – differenza principale – il rapporto tra le tre misure di un mattoncino 1×1 è esattamente uno, i tre lati sono uguali (misurano cinque millimetri), mentre per i mattoncini LEGO come sappiamo bene c’è un rapporto tra base e altezza di 5:6. Il materiale è sempre ABS (anche se hanno sperimentato anche con PPO – Poly-phenylene oxide – e ci sono alcuni prototipi persino in CA).
Vennero realizzati mattoncini standard 1×1, 1×2, 1×3, 1×4, 1×10, 2×2, 2×4, 2×8, 2×10 e, in seguito, anche misure non esistenti nel LEGO System come gli 1×5 e i 2×5. Furono inoltre realizzati molti altri pezzi specializzati: tile alti come un mattoncino (a differenza dei “nostri” tile, alti come un plate), diversi tipi di slope senza stud, tantissime varianti di finestre… pezzi adatti a progettare edifici, appunto.
Non furono invece realizzati molti plate, solo gli 1×16. E lo stesso vale per le baseplate, solo enormi, tipo 50×100. Questo perché i pezzi Modulex… si potevano tagliare! E incollare! In maniera ufficiale! Esistono infatti dei taglierini e delle colle marchiate Modulex e commercializzate appositamente. Lo so che sembra pazzesco, ma lo scopo dei mattoncini Modulex in fondo era diverso da quello dei normali mattoncini LEGO. Esistevano anche dei fogli adesivi colorati con i buchi per gli stud da applicare sopra ai mattoncini in modo da cambiar loro il colore. E c’erano dei “pettini” appositi per stenderli.
Per i primi anni, gli stud dei mattoncini avevano il classico logo LEGO, modificato poi in “M” (per Modulex), probabilmente per poter dare un tocco più professionale alle opere realizzate. I primi stampi rimarranno comunque attivi continuando a produrre pezzi con il logo LEGO anche per un certo periodo di tempo dopo l’introduzione del logo con la “M”. (Per cui possono esserci dei pezzi con il logo “LEGO” più nuovi rispetto ad altri con la “M”). Sono sempre e comunque tutti considerati pezzi LEGO, sia perché gli stampi sono stati creati per la produzione LEGO, sia perché la Modulex A/S ha fatto parte di TLG fino al (quando la produzione di mattoncini era ormai cessata da tempo).
I colori dei primi mattoncini erano attenuati rispetto ai soliti brillanti colori LEGO, perché pur esistendo anche edifici reali con colori brillanti, quelli attenuati risultavano comunque più realistici nella realizzazione dei modelli. Abbiamo quindi il debutto del “tan” (o “buff” come è chiamato nel mondo Modulex), del Terracotta (di cui ho già parlato ampiamente), dell’olive green e di altri colori che non sono poi mai diventati anche colori LEGO System, come il giallo ocra.
Il sistema Modulex per gli architetti era inizialmente chiamato M20 (perché la scala pensata per i modelli era 1:20), ma dopo poco il focus si spostò dagli architetti alla realizzazione di pannelli per la programmazione per le aziende. L’utilizzo da parte degli architetti non era stato un particolare successo, ma il Modulex Planning System sarà invece un grande successo e diventerà il prodotto di punta Modulex per molti anni. Vennero quindi prodotti moltissimi tile con lettere e numeri (per poter comporre delle scritte), i fogli colorati di cui sopra e anche dei mattoncini con colori più “classici”, visto che non c’era più solo l’esigenza di realizzare modelli di edifici. Tra l’altro il nome “Modulex” deriva dal fatto che in scala 1:20 un singolo mattoncino rappresentava 10 cm, da cui “Modulo X” (“X” in numeri romani, naturalmente).
Il momento esatto in cui si è passati da “LEGO” a “M” sugli stud e sono entrati in in produzione i nuovi colori non è noto esattamente e cambia a seconda della fonte. In genere viene indicato come anni 70, a volte più avanti. A prescindere dalla data precisa questo grafico e questa immagine da Flickr, dedicati all’argomento, sono molto interessanti.
Nel 2015 la produzione dei mattoncini Modulex stava per riprendere; la Modulex A/S aveva ceduto i diritti di utilizzo dei mattoncini e gli stampi rimasti ad Anders Kirk Johansen (nipote di Kjeld Kirk Kristiansen, ma non facente parte di The LEGO Group) che aveva creato un’azienda separata, la Modulex Bricks A/S. Erano stati recuperati i vecchi stampi ed erano stati già prodotti alcuni mattoncini di test. Ma nel gennaio 2015 TLG ha ricomprato l’azienda e al momento non è in programma la ripresa della produzione dei mattoncini. Ovviamente si può sempre sperare che cambino idea!
Oggi la Modulex non produce quindi più mattoncini e non è più un’azienda LEGO, ma rimane uno dei più importanti produttori mondiali di insegne e cartelli. La sede rimane tutt’oggi a Billund, di fianco alla fabbrica LEGO.
Tornerò molto presto a parlare di Modulex, intanto vi lascio il link al sito più importante dedicato: MiniBricks Madness di Karyn Traphagen, una delle fonti principali di informazioni sui mattoncini Modulex. Sullo stesso sito potete trovare anche un interessantissimo saggio, “Saving Modulex“, che sto traducendo in italiano con il permesso dell’autore e che quindi pubblicherò a breve! Se volete divertirvi vi consiglio anche di cercare “Modulex” su Flickr, c’è gente che ancora oggi usa questi mattoncini per costruire delle MOC!